La passione ed il rispetto per l’ambiente. Ma anche la cura dei dettagli e il ritmo lento dei naturali processi di vinificazione. Sono questi gli elementi fondamentali che contraddistinguono l’azienda vitivinicola “Sella delle Spine” di Taurasi. In un luogo antico, dove i padri sono cresciuti tra distese di vigneti ed i figli ne hanno amato ogni pianta come un bene prezioso da conoscere, curare e conservare, la famiglia Caggiano ha saputo realizzare un vino di eccellenza, figlio della terra irpina, che ne esprime al meglio i profumi incontaminati, legandoli in un connubio indissolubile tra l’uomo ed il suo territorio. “Sella delle Spine” nasce negli anni Settanta e ha conservato negli anni l’esperienza e la passione decennale per la terra d’origine e l’uva prodotta. Alle soglie del nuovo millennio, poi, Luigi Caggiano ha raccolto la tradizione familiare con la perseverante convinzione che l’uva sia la magica “passione” in grado di realizzare quel vino, il quale, conservando i suoi segreti, deve offrire inebrianti emozioni. Ancora oggi, dopo oltre 20 anni di duro lavoro, gli addetti della cantina continuano ad operare in un grande clima familiare affinché dalla preziosa zolla che alimenta la pianta si arrivi alla realizzazione di un pregiato prodotto imbottigliato. Al titolare Luigi Caggiano il Denaro ha rivolto qualche domanda.
Perché ha deciso di avviare questa attività di produzione vitivinicola?
Perché ho sempre avuto un legame profondo con la mia terra. Mi definiscono un “perfetto taurasino”: ho l’amore per la patria, un amore che, molti ritengono non porti a niente. Perché si tende a sostenere che questi siano posti senza prospettiva, senza futuro. Io non la penso così. Noi abbiamo la fortuna di avere un territorio così ricco. È un nostro dovere rispettarlo, curarlo e sfruttarlo. C’è chi nasce geneticamente imprenditore, vive un’infanzia nel benessere e nell’agiatezza, ma non ha assaporato la vita e se investirà su un progetto del genere lo farà senza passione, considerandolo soltanto un tentativo come un altro per guadagnare. Io nasco, invece, da una famiglia modesta. Spero un giorno di lasciare ai miei figli un’azienda che abbia un reddito dignitoso e una prospettiva commerciale aperta. Un domani potranno decidere se tenerla o venderla, ma dovranno farlo solo sulla base di una loro reale attitudine. Noi puntiamo ad offrire un prodotto di qualità. Il mio sogno è quello di arrivare a firmarle tutte quante le bottiglie. La mia cultura mi porta a sognare un po’ alla grande da questo punto di vista, invece non ci tengo al numero delle bottiglie prodotte. Determinare il valore di un’azienda rispetto al numero di commercializzazioni effettuate secondo me è un’analisi riduttiva. La condizione aritmetica di una produzione molte volte è inquinante, io cerco di evitarla perché produco e vendo un prodotto di élite.
Perché la denominazione “Sella delle Spine”?
È un nome tecnico che racconta come è nata l’azienda. Nel 1970 l’Ente Sperimentale della Regione Campania lavorò per migliorare l’allevamento di vigneti in quest’area, che ha sempre occupato una fetta consistente dell’economia locale. Allora vigeva ancora la cultura contadina della pluricoltivazione, ovvero la vite alta con gli ortaggi coltivati sotto. La vite alta dava una minore maturazione all’uva, però offriva un maggiore equilibrio di azoto perché veniva asportata dal terreno grazie alla presenza degli ortaggi. Fu comunque attuato il progetto di cambiare l’allevamento a raggiera (a vite alta) in cordone speronato, che offre una condizione strutturale decisamente più vantaggiosa, perché presenta un migliore apparato fogliario che consente una migliore maturazione dell’uva e della sostanza organolettica. Per stabilire dove realizzare il progetto, venne effettuato uno screening del territorio che portò all’individuazione di tre siti, tra cui questo. Alla fine, per una valutazione basata sulla posizione e sulla esposizione alle correnti e ai microclimi venne scelto proprio questo sito, perché a forma di sella e quindi consente alla pianta una migliore esposizione solare e per la presenza di una condizione ottimale del sottosuolo, verificata dalle analisi del terreno.
Quanta importanza dà alla presentazione del prodotto?
Tantissima. Penso che il packaging, l’estetica del prodotto siano fondamentali. Nonostante investiamo molto su questo aspetto, i costi dei nostri vini sono molto concreti e leali. Nelle trattative commerciali proponiamo la nostra analisi di costo. Facciamo prima assaggiare e analizzare il prodotto e poi comunichiamo il costo. Prima di posizionare il prodotto vogliamo sapere dove va posizionato e da chi va proposto. Facciamo solo una distribuzione di primo livello: non ci interessa la media e grossa distribuzione.
Qual è la caratteristica vincente dei vini “Sella delle Spine”?
La terra. Perché si parla di un prodotto autoctono e di qualità. Per fare un buon prodotto bisogna produrre buona uva. Il buon vino nasce dalla pianta. La pianta nasce da un’ingestione di impollinazione generale che inevitabilmente fa suoi tutti i profumi e i sapori che abbiamo nel nostro bouquet enologico. Una volta Taurasi era caratterizzato, ad esempio, dalla ottima presenza di ciliegia marasca. Difatti la traccia di tale frutto è in grossa predominanza nei profumi del Taurasi.
Mercati esteri. Oltre alla Germania, alla Finlandia e al Giappone, con i quali l’azienda ha rapporti commerciali già consolidati, sono nati nuovi contatti?
Abbiamo molti contatti sui mercati russi e cinesi, ma ancora non mi sento pronto dal punto di vista organizzativo. Io sono un appassionato, per questo lavoro in proprio. Mi piace sempre rischiare in prima persona, ma rispetto i miei tempi e le mie possibilità. Non metterei mai a rischio gli altri o il lavoro degli altri. Questa è un’azienda che non ha beneficiato di nessun contributo, a parte i piccoli contributi di partecipazione alle fiere. “Sella delle Spine” è stata infatti tra le protagoniste di Vinitaly a Verona e ProWein in Germania.
Qual è l’impegno che si propone, il pensiero che rispecchia i valori della sua azienda?
Rispettare e amare l’ambiente, il prodotto e tutti quelli che partecipano alla sua realizzazione. Perché secondo me le aziende non devono essere considerate tali, ma devono essere concepite come scommesse di vita.